Come organizzare un matrimonio ebraico
31 gennaio 2020
Quando si parla di matrimonio ebraico si fa riferimento ad una cerimonia improntata sulla Legge e sugli usi e costumi dell’omonima tradizione, pertanto qualora si volesse organizzare una cerimonia in questo stile è bene tenere presenti i capi saldi tradizionali sui quali si basa. Certamente, come vedremo, si tratta di un’occasione dal grande fascino, grazie alla ricchezza di simbolismi e usanze rituali che sapientemente coinvolgono tutti gli invitati. Ma andiamo per gradi e scopriamo insieme le caratteristiche più importanti sulle quali si fonda la cerimonia del matrimonio ebraico.
Gli atti tradizionali che precedono il matrimonio ebraico
Per iniziare, dobbiamo specificare che la religione ebraica non consente il matrimonio tra due persone che non siano accomunate dalla stessa fede, anche se attualmente non è raro trovare rabbini disposti a tralasciare questo particolare, per nulla piccolo considerando che si tratta di una cerimonia religiosa. Pertanto, in linea di massima, nel caso in cui uno dei due sposi non fosse ebreo, è necessario far precedere il matrimonio dalla celebrazione della conversione.
Durante la preparazione del matrimonio ebraico, bisogna tenere conto di quelli che sono gli atti preliminari necessari da compiere. Innanzitutto, bisogna organizzare l’incontro tra i genitori degli sposi, un momento molto importante affinché venga dato l’assenso alla cerimonia che legherà le due famiglie. È bene precisare che, il diritto ebraico, qualora i genitori si oppongano al legame tra i futuri sposi, prevede che essi possano procedere ugualmente.
A seconda del fatto che i due sposi siano parte di comunità ortodosse, potrebbe essere necessario un approccio più formale, ovvero la firma delle Condizioni di Fidanzamento, dette Tena’im. Si tratta di un rito compiuto durante una festa, alla quale assistono i parenti stretti e gli amici più intimi. In questa occasione, si stabilisce usualmente la data della cerimonia e gli impegni economici che i genitori devono sostenere nei confronti degli sposi, con tutti i risvolti legali che ciò implica, nel caso in cui non venga rispettato quanto sottoscritto.
In merito alla data scelta, questa non deve cadere durante lo Shabbat, ovvero nel lasso di tempo tra il tramonto del venerdì e quello del sabato, tantomeno nelle festività religiose o durante le ultime tre settimane d’estate. Per quanto riguarda le pubblicazioni, invece, esse non dovranno essere affisse di sabato o durante altri giorni di festa ebraica.
Svolte queste pratiche formali, la sposa potrà pensare ad organizzare il bagno rituale detto Tevilà, che si tiene usualmente nel Mikvè, una vasca con acqua di fonte o acqua piovana, simbolo della nuova vita che si appresta ad affrontare, una volta sposata.
Matrimonio ebraico: le fasi tradizionali della cerimonia
La prima fase che dovrà rispettare il matrimonio svolto secondo la tradizione ebraica è la promessa nuziale, chiamata Qiddushin, che avviene nel momento in cui lo sposo dona l’anello alla sua futura sposa. In realtà, non è obbligatorio che si tratti di un gioiello, potrebbe essere anche un altro oggetto di valore, l’importante è che ciò avvenga in privato.
La seconda fase è quella del matrimonio effettivo: da quel momento inizia la vita comune coniugale, sotto lo stesso tetto.
La cerimonia del matrimonio ebraico
Il giorno del matrimonio, gli sposi devono recarsi nella Sinagoga assegnata dall’ufficio Rabbinico o in un luogo autorizzato. Qui, inizierà il corteo nuziale che terminerà appunto presso la sala della cerimonia. Usualmente, la sposa indossa l’abito bianco, mentre lo sposo un kittel chiaro o semplicemente uno scialle tradizionale – detto tallìt – sopra al normale completo da cerimonia in stile occidentale.
Ad officiare il rito naturalmente è un rabbino, che celebra la cerimonia sotto ad un baldacchino costruito da un telo e quattro pali che lo sorreggono. Questa struttura elegante e raffinata simboleggia la futura casa in cui gli sposi vivranno e in cui condivideranno la propria vita.
Nel corso della cerimonia, il rabbino procede benedicendo un calice di vino e pronunciando le frasi rituali, invitando poi sia lo sposo che la sposa a bere dallo stesso. Anche se questa usanza non ha profonde radici nella tradizione ebraica, attualmente – durante la celebrazione – viene donata una fede in oro giallo alla sposa, da parte del futuro marito, come simbolo del legame eterno.
Il rabbino procede solitamente leggendo il Ketubà, in cui vengono esposti i diritti e doveri dei coniugi, in particolar modo del marito verso la consorte. Il documento firmato dallo sposo e da due testimoni verrà per sempre custodito dalla sposa.
La cerimonia nuziale termina con le sette benedizioni recitate dal rabbino a protezione del legame che si è appena creato e la distruzione del calice dal quale gli sposi hanno bevuto, per opera dello sposo. Questa gestualità dirompente ha la funzione di ricordare la caduta del tempio di Gerusalemme e il conseguente allontanamento del popolo ebraico dalla terra Santa.
Il ricevimento e i festeggiamenti per il matrimonio ebraico
Terminata la celebrazione, i coniugi – come da tradizione – rimangono soli, per consumare un consommè e poi riunirsi agli invitati, dando inizio al ricevimento attraverso la benedizione della Challah, il pane intrecciato simbolo dell’unione familiare. Da questo momento, il matrimonio ebraico prevede grandi festeggiamenti con parenti e amici. Balli della tradizione e ottimo cibo sono i protagonisti di un momento davvero gioioso.
Il matrimonio secondo il rito ebraico è una cerimonia davvero densa di valori ed emozionalità, grazie alle antiche radici di una tradizione così sentita e generosa di particolari. In Italia è possibile organizzare un matrimonio ebraico e vedere riconosciuti regolarmente gli effetti civili di questa maestosa cerimonia religiosa.